Una rubrica tutta dedicata agli “orti secchi” italiani

È con grande piacere che mi è data l’occasione di avviare fin da questo primo numero del Notiziario una rubrica dedicata alle collezioni botaniche dei nostri musei. Gli erbari italiani custodiscono un patrimonio di reperti scientifici e di documenti storici unico al mondo. La loro origine coincide con quella della botanica moderna; il loro ruolo è quello di rappresentare le vie che questa disciplina ha percorso negli ultimi cinque secoli; il loro destino è quello di continuare a supportare la ricerca scientifica sul mondo vegetale, conservando la memoria fisica e tangibile di ogni suo futuro approdo. Quando ho ricevuto dalla Presidente della Società Botanica Italiana l’invito a coordinare questo spazio dedicato agli erbari ho pensato si trattasse di un’idea tanto ovvia quanto originale, perché la crucialità delle collezioni che servono da base per ogni osservazione sul mondo naturale è tanta quanto la disattenzione con cui le si relega spesso a noiose “appendici” o tabelle in coda alle moderne pubblicazioni di settore. Che nelle riviste di botanica a lungo si sia trascurato di dedicare agli erbari una specifica attenzione, come si addirebbe a strumenti fondamentali per il lavoro dei botanici di ogni genere e specializzazione, non credo sia dipeso dall’averne trascurata l’importanza, ma piuttosto dall’averla data per scontata, come si può dare per scontato di parlare del pane in un libro di ricette, o di segnaletica stradale in una guida turistica. Eppure riteniamo che, alla lunga, sottacere ciò che è tanto necessario da essere sottinteso possa indurre i più “distratti” a ritenerlo secondario o – peggio – superato. Nulla di più sbagliato e improvvido, perché da Galileo in avanti sarebbe azzardato parlare di “scienza” in assenza di testimonianze permanenti e verificabili di quanto lo scienziato intende asserire. Come sa chiunque, almeno una volta nel corso dei suoi studi, abbia raccolto e preparato un reperto botanico, aperto un pacco di piante debitamente conservate ed etichettate, o semplicemente scorso le immagini di exsiccata in un moderno archivio digitale, un singolo campione, senza filtri né interpretazioni, può dare molte, e più affidabili, informazioni che mille pubblicazioni in cui se ne parli! Questa rubrica è nata per accogliere notizie e racconti provenienti dai 78 erbari censiti dall’Index Herbariorum1 in Italia, e anche dalle altre collezioni che fin qui non vi sono state incluse, e delle quali ci riferisce Guido Moggi nella dettagliata rassegna di corredo alla fondamentale monografia Herbaria (Taffetani 2010). Storie ispirate ai campioni che vi sono conservati e dalle persone che quotidianamente vi entrano in contatto per le più svariate ragioni. Storie che parlano di passato, ma anche e soprattutto di presente e di futuro, di progetti in cantiere e di ricerca attiva. Storie narrate, in prima persona, dalla schiera di quei fortunati Conservatori e Curatori – cui mi onoro di appartenere – che ogni giorno hanno il privilegio di far da tramite tra gli studiosi e questo prezioso patrimonio in continua crescita. Bando quindi ad ulteriori lungaggini, a loro la parola.

Lorenzo Cecchi