Gli Orti Botanici italiani sono una presenza importante nella Società Botanica Italiana, per il tramite del Gruppo di lavoro che li coordina, insieme ai giardini storici, attualmente presieduto dal Prof. Pietro Pavone che ha promosso l’allestimento del sito internet ad essi dedicato e denominato “l’Orto Botanico d’Italia”. Questa suggestiva denominazione cattura l’essenza comune a tutti gli Orti Botanici, peraltro assunta come uno standard de facto e non legata a vincoli regolamentari, e al tempo stesso cela alla vista un panorama quanto mai eterogeneo, che emerge nitidamente dalla straordinaria diversità di storia, ruoli, collezioni, tradizioni e pratiche gestionali degli Orti Botanici italiani, recentemente evidenziata nella bella pubblicazione intitolata “Orti Botanici Eccellenze Italiane”, alla quale è dedicato uno dei contributi qui presentati. Da botanico di professione, quando il mio sguardo si posa su un Orto Botanico si sofferma sulle piante, sulla loro collocazione nel contesto delle collezioni botaniche e sulla efficacia e completezza dei dati dei cartellini, che sottendono la cura posta nella documentazione delle accessioni, e sulla qualità della loro manutenzione. Ma so bene che c’è molto di più in un Orto Botanico: storia, arte, architettura, paesaggio, orticoltura, divulgazione, didattica, educazione ambientale, conservazione della biodiversità, medicina, birdwatching, ricreazione e altro ancora trovano negli Orti Botanici italiani spazi di dialogo con una comunità di visitatori che annovera centinaia di migliaia di cittadini e turisti ogni anno, attirati in questi imponenti crocevia culturali. La museologia moderna inoltre incoraggia gli Orti Botanici ad ampliare ulteriormente la propria offerta culturale, tramite alleanze inedite con gli operatori sociali e culturali dei territori di riferimento, nel perseguimento di strategie di inclusione e partecipazione. Ecco quindi che l’Orto Botanico si sposta fuori dal suo perimetro, fin dentro gli spazi di altre istituzioni, e accoglie altre istituzioni al suo interno, come riporta un contributo di Marina Clauser che ha coordinato una interessante iniziativa dell’Orto Botanico “Giardino dei Semplici” dell’Università di Firenze, e quello di Fabrizio Negrini dell’Orto Botanico di Ferrara. Tutto ciò naturalmente richiede che gli Orti Botanici abbiano disponibilità di spazi adeguatamente progettati e allestiti. Gli spettacolari allestimenti recentemente realizzati nelle grandi serre del MUSE di Trento e dell’Orto Botanico di Padova indicano la via da seguire per gli orti che riescono ad ottenere rilevanti finanziamenti; ma anche gli orti con minori disponibilità finanziarie producono idee progettuali originali e suggestive: è il caso dell’orto dei Semplici di Rio nell’Elba, descritto da Fabio Garbari, e del già citato orto ferrarese. Il panorama eterogeneo cui accennavo all’inizio, già palese in questi primi contributi, pone serie difficoltà alla definizione di regole riguardo al contenuto dei contributi da inviare a questa rubrica. Da un lato, gli argomenti di potenziale interesse si estendono su ampi settori, che pongono il problema della loro corretta tassonomia; dall’altro la rapida evoluzione degli Orti Botanici lascia intuire il forte rischio di obsolescenza di classificazioni più o meno rigide. Credo che per il momento sia opportuno lasciare libertà ai contributori di parlare di Orti Botanici, nel senso ampio di questo termine accolto dal sito “l’Orto Botanico d’Italia”.

a tutti, buona lettura.

a cura di

Gianni Bedini

dipartimento di Biologia, Università di Pisa